collana quodlibet  
   
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I SALVI CHI PUÒ? Volere divino, merito e dominio nella riflessione del primo Wyclif
 
  autore STEFANO SIMONETTA
libro 128
n. progressivo nella collana 16
prezzo € 15,00
codice ISBN 978 88 7766 358 0
17x24 brossura
illustrato NO
   
  La penna di William Shakespeare ci regala queste due ‘istantanee’, da accostare l’una all’altra: l’immagine di un uomo che si presenta di fronte al giudice divino a mani levate, consapevole di non avere argomenti da addurre a propria discolpa, e quella di un Dio chiamato a formulare ogni sentenza applicando rigorosamente – quasi meccanicamente – le pene (o le ricompense) previste per chi trasgredisce (o rispetta) la sua legge. Nel mezzo, fra gli opposti estremi di quanti teorizzano la giustificazione per sola fede e di chi afferma invece l’esistenza di un legame diretto – e ineludibile – fra l’operato di un uomo e il suo destino eterno, si apre un lembo di terra al quale si aggrappano tutti coloro che cercano una soluzione capace di conciliare l’onniscienza e l’onnipotenza di Dio con la libertà del volere umano, la necessità divina con la contingenza del mondo.
Le pagine che seguono ricostruiscono il modo in cui uno dei tanti pensatori medievali a cimentarsi in tale impresa, l’inglese John Wyclif (1328 ca.-1384), tenta di aprire un sentiero, lungo quel sottile crinale, che gli consenta di mantenersi in equilibrio fra gli estremi appena ricordati e di approdare a una dottrina in grado di conferire un senso, un valore, alle scelte dell’uomo, senza per questo ridimensionare in alcuna misura le prerogative della sovranità divina. (Stefano Simonetta)
   
  recensioni:
  Fra gli elementi portanti della ‘leggenda nera’ che venne formandosi attorno al nome del filosofo inglese John Wyclif (1328 ca.-1384), a partire dalla sentenza di condanna postuma emessa contro di lui al Concilio di Costanza, spicca l’accusa di aver teorizzato, nei suoi scritti, un determinismo assoluto. Si tratta tuttavia di un’accusa la cui infondatezza appare evidente a chiunque compia un’adeguata ricognizione della testualità wycliffita e, nello stesso tempo, tenga in debito conto il fatto che il progetto di riforma politico-religiosa proposto e perseguito dal magister inglese presuppone l’attribuzione di un ruolo e di un significato alle azioni umane, ossia non può prescindere dal riconoscimento della libertà del volere dell’uomo.
Questo libro intende ripercorrere proprio le strategie attraverso cui – nel periodo in cui compose la Summa de ente e intraprese la stesura della Summa theologiae – Wyclif cercò di risolvere il rebus con il quale si erano misurati tanti suoi illustri predecessori: si vuole cioè descrivere la soluzione che egli adottò nel tentativo di conciliare, entro certi limiti, onnipotenza/onniscienza del creatore e libero arbitrio delle creature razionali, prescienza di Dio e futuri contingenti, prerogative della sovranità divina e valore delle scelte compiute dal singolo essere umano, predestinazione alla salvezza e meriti individuali. Nel farlo, d’altra parte, è inevitabile rivolgere lo sguardo anche alla ‘metafisica del dominio’ di Wyclif, che presenta molteplici punti di contatto con i temi al centro di questo studio e aiuta a chiarirli.